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                                                                Andiamo a vivere in campagna



           Seguendo i consigli del medico, Marcovaldo         notte. I figli ora gli sembravano
           porta i suoi quattro figli, che da poco sono       meno  gialli e deboli,  già  quasi
           guariti da una malattia, fuori città, per fargli   immedesimati  di  quella luce e
           respirare aria pulita e farli giocare sui prati.   di quel verde.
                                                              – Vi piace qui, sì?
           Il pomeriggio d’un sabato, quando erano guariti, Mar-  – Sì.
           covaldo prese i bambini e li accompagnò a fare una   – Perché?
           passeggiata  in collina.  Abitavano  nel  quartiere  della   – Non ci sono vigili.
           città più distante dalle colline. Per raggiungerle fecero
           un lungo tragitto su un tram affollato e i bambini vede-  – E respirare, respirate?
           vano solo gambe di passeggeri intorno a loro. A poco   – No.
           a poco il tram si svuotò; dai finestrini finalmente liberi   – Qui l’aria è buona.
           apparve un viale che saliva. Così arrivarono al capoli-  Masticarono:
           nea e si misero in marcia.                         – Macché. Non sa di niente.
           Era appena primavera; gli alberi fiorivano a un tiepido   Salirono fin quasi sulla cresta della collina. A una svol-
           sole. I bambini si guardavano intorno un po’ spaesati.   ta, la città apparve, laggiù in fondo, distesa senza con-
           Marcovaldo li guidò per una stradina a scale, che saliva   torni sulla grigia ragnatela delle vie. I bambini rotolava-
           tra il verde. [...]                                no su un prato come se non avessero fatto altro in vita  adattato da I. Calvino, Marcovaldo, Einaudi
           Man mano che saliva, a Marcovaldo pareva di staccarsi   loro. Venne un filo di vento; era già sera. In città qual-
           di dosso l’odore di muffa del magazzino in cui sposta-  che luce s’accendeva [...]. Marcovaldo risentì un’ondata
           va pacchi per otto ore al giorno e le macchie di umido   del sentimento di quand’era arrivato giovane alla città,
           sui muri della sua casa, e la polvere che calava, dorata,   e da quelle vie, da quelle luci era attratto come se si
           nel cono di luce della finestrella, e i colpi di tosse nella   aspettasse chissà cosa.




                1.  Come arrivano sulla collina Marcovaldo e i suoi figli?
                2.  Secondo voi, ai suoi figli piace stare all’aria aperta? Motivate le vostre risposte.
                3.  Nell’ultima parte del testo a cosa pensa Marcovaldo? E come si sente?
                4.  Com’è la situazione oggi? Secondo voi, nelle città le persone vivono bene?



             4  a Osservate ora il verbo evidenziato nel testo sopra e provate a completare la frase e la regola nella
                tabella.

                                                 Congiuntivo trapassato

                   Pensavo che                     tu l’altra sera. (chiamare)

                   Il congiuntivo trapassato si forma con l’               congiuntivo di essere o avere
                                         + il                   passato del verbo.

                   Osserva:      Credo che abbia fatto la cosa giusta.
                               Credevo che avesse fatto la cosa giusta.



               b Provate ora a completare le frasi con l’ausiliare corretto.

                1.  Nonostante io           già mangiato, sono andato in pizzeria con i miei amici.
                2.  Era strano che lei         partita senza avvertirmi.
                3.  Erano pallidi come se          visto un fantasma!
                4.  Credevamo che voi            comprato i biglietti una settimana fa.

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