Page 14 - Insegnare la grammatica
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l’oralità. Gouin, Jespersen, Sweet, Palmer sono linguisti, scrivono grammatiche scientifi-
          che, ma nell’insegnamento privilegiano il percorso ‘naturale’, ‘diretto’ che parte dall’uso
          ‘orale’ per scoprire la grammatica.
          I protagonisti del Reform Movement e dei convegni di Vienna (1889) e Lipsia (1900) in-
          segnano in alcune prestigiose università ma, come abbiamo detto, nei sistemi scolastici
          l’approccio grammatico-traduttivo continua a regnare sovrano almeno per tre quarti di
          secolo.
          L’Italia è tagliata fuori da queste innovazioni: La canzone del Piave recita “non passa lo
          stranier”, dove ‘straniero’ è sinonimo di ‘nemico’; il Ministro Bottai negli anni Trenta toglie
          le lingue dai programmi scolastici e chiude perfino le scuole private di lingue... Chi ha as-
          soluta necessità di lingue straniere usa il Reading Method, che non richiede un insegnante
          fluente nella lingua orale, lavora molto sul lessico e insegna la grammatica di base, neces-
          saria per la lettura, rimandando per il resto a ‘dizionari’ grammaticali, le grammatiche di
          riferimento.
          Gli Stati Uniti entrano in guerra alla fine del 1941 e scoprono, dopo 20 anni di isolazioni-
          smo e di Reading Method, che è fondamentale saper usare la lingua orale: nel 1943 viene
          lanciato l’Army Specialized Training Program, in cui i militari frequentano 12 ore setti-
          manali di ‘conversazione’ (eredità del Reform Movement), 12 di riflessione grammaticale
          (non solo morfosintattica ma anche sociolinguistica, termine non ancora coniato) e 12 ore
          di area studies, in cui la cultura quotidiana viene presentata ricorrendo anche a film, can-
          zoni, narrativa, racconti di esperienze dirette, ecc. Il pendolo raggiunge un equilibrio. (Per
          approfondimenti: Howat, Widdowson 2004 Milani, Finazzi 2004; Balboni 2009; Palermo,
                                                2;
          Poggiogalli 2010; Wheeler 2013; Ricucci 2014).



          1.3. La rivoluzione copernicana

          All’inizio degli anni Settanta J.L.M. Trim in Europa e Hymes e Sauvignon in America cam-
          biano le regole del gioco, allargano l’idea di ‘grammatica’: mentre la linguistica teorica si
          raccoglie intorno a Chomsky, la linguistica educativa scopre il plurale, ‘grammatiche’, ap-
          plicando questo termine a tutti i codici e i sistemi di ‘regole’ coinvolti nella comunicazione
          autentica.
          Dal 1967 Trim guida il Modern Language Project del Consiglio d’Europa che produce i Li-
          velli Soglia (oggi sono 23), cioè liste di atti comunicativi in cui le grammatiche (linguistiche,
          sociolinguistiche, nozionali) non sono importanti per sé ma perché servono per realizzare
          gli atti comunicativi (o functions, come dicono gli inglesi). Nel MLP e nella sua evoluzione,
          il Quadro Comune, l’uso prevale assolutamente sull’analisi: le certificazioni linguistiche,
          anche se sono chiamate certificazioni di competenza, in realtà sono certificazioni di per-
          formance, di capacità di uso (Balboni 2018) e solo in alcuni casi si occupano di correttezza
          formale, privilegiando l’efficacia pragmatica.
          Cinque anni dopo l’avvio del Modern Language Project, Hymes pubblica un saggio in cui
          usa  l’espressione  ‘competenza comunicativa’ come espansione  della  (e contrasto  alla)
          ‘competenza linguistica’ di Chomsky. L’espressione ‘competenza’ rimanda a una dimen-
          sione mentale, cioè a una serie di grammatiche linguistiche (fonologica, grafemica, morfo-


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